La maggior parte degli animali non umani usati nei laboratori non viene allevata nello stesso luogo in cui si svolgono gli esperimenti.
Questo significa che essi devono essere trasportati dal luogo in cui sono stati allevati, catturati o rubati, al luogo dove si svolgerà l’esperimento. Vengono ammassati in strette gabbie e trasportati nei laboratori, spesso viaggiando per più di 48 ore prima di arrivare finalmente a destinazione. Non é raro che molti di essi muoiano prima ancora di arrivare al laboratorio, perché lo stress e le condizioni estreme del viaggio a volte risultano insopportabili.
Si stima che tra i primati catturati nei loro habitat naturali, 8 su 10 muoiano durante il trasporto.
Alcuni animali, come i primati del vecchio mondo (nativi di Asia e Africa, gruppo di cui fanno parte macachi e babbuini), vengono importati negli Stati Uniti e in Europa dai paesi dove vivono in natura, perché in cattività non si riproducono e il loro allevamento in ambienti artificiali risulta molto difficile.
Mentre alcuni centri americani, come il National Institute of Health sono riusciti
ad allevare primati del vecchio mondo, in Europa esistono pochissime strutture di allevamento di questi animali, per cui la maggior parte di quelli usati negli esperimenti nell’Unione Europea viene importata per via aerea.
Altri animali, come cani, gatti, conigli, topi, cavie, criceti e altre specie vengono allevati in molti centri presenti in Europa e Stati Uniti, per cui vengono trasportati più spesso via terra che via aerea, anche se centinaia di migliaia di essi vengono comunque trasportati nelle stive degli aereoplani tra laboratori e allevamenti negli Stati Uniti, in Europa e in Asia ogni anno.
Quest’ultimo é il caso soprattutto degli animali modificati geneticamente, che sono stati «sviluppati» per anni al fine di possedere la deformazione genetica desiderata o manipolati per avere un determinato tipo di DNA.
Si tratta di animali non sono solamente difficili da allevare, ma spesso sono brevettati e non possono essere riprodotti altrove. Questo significa che i ricercatori che necessitano questi animali sono costretti a rivolgersi ad allevamenti specifici, e spesso significa che l’unica possibilità di trasporto é l’aereo.
Dato il numero di animali usati nei laboratori di tutto il mondo ed il giro d’affari generato da
questo settore, esistono delle aziende specializzate nel loro allevamento. I leader del settore sono Harlan Interfauna, Charles River e Marshall Farms (proprietaria dell’ormai chiuso allevamento Green Hill di Montichiari), con sedi in tutto il mondo.
Per quanto riguarda i primati molti di essi vengono catturati nel loro habitat naturale e spediti direttamente ai laboratori. Altri vengono imprigionati negli allevamenti presenti nei loro paesi di origine e utilizzati per la riproduzione e la creazione di colonie note come F1 (sigla che indica la prole nata da genitori catturati nel loro habitat naturale).
Le specie di primati usate nella ricerca sono tutte considerate in via di estinzione, a causa della distruzione dei loro habitat da parte delle attività umane e dalla forte domanda da parte dei laboratori. Che siano stati catturati nel loro habitat, oppure allevati negli spazi angusti degli allevamenti, tutti finiscono per essere trasportati nei laboratori sui voli di linea delle ultime compagnie aeree che ancora collaborano con l’industria della vivisezione.
I paesi nei quali vengono catturati i primati sono: Barbados, Cambogia, Cina, Gabon, Guyana, Indonesia, Laos, Mauritius, Myanmar, Perù, Filippine, St. Kitts e Navis, Suriname, Tanzania e Vietnam.
Il ruolo vitale svolto dalle compagnie aeree come Air France-KLM nella logistica dell’industria della vivisezione risulta particolarmente evidente nella tratta dei primati, il cui trasporto risulterebbe bloccato nel caso in cui la via aerea venisse meno.