Il collettivo di persone dietro alla campagna ‘Senza Ritorno‘ è composto da diversi individui provenienti da percorsi di lotta diversificati: lotte di liberazione animale, ecologiste, anarchiche, antifasciste, anticapitaliste, antirazziste, queer / femministe, anticarcerarie e di supporto ai /lle prigionieri /e.
Per questo ci preme precisare che, pur riconoscendo la dignità e l’importanza di lotte specifiche come quella contro la vivisezione e lo sfruttamento animale, riteniamo fondamentale l’approcciare queste problematiche intersezionalmente, comprendendo che l’oppressione degli individui non umani all’interno di questa società non è che un tassello di un mosaico estremamente complesso, fatto di rapporti gerarchici che tendono ad identificare categorie sociali ‘diverse’ rispetto a quella dominante su una discriminante che varia a seconda dei casi (il genere, la razza, la classe sociale, la provenienza, l’aspetto fisico, la specie etc) per giustificarne l’oppressione e trarne vantaggio.
Questo tipo di relazioni gerarchiche sono fondanti nell’attuale sistema socio economico mondiale, il capitalismo. Senza puntare allo sradicamento ed alla distruzione di questa ideologia del dominio, inevitabilmente ogni nostra lotta tenderà ad ottendere risultati parziali, che seppur importanti, non riuscirebbero a cambiare il sistema dello sfruttamento alla sua radice.
Diciamo questo ben coscienti del fatto che una campagna contro il trasporto di animali per la sperimentazione sia una lotta estremamente specifica e parziale, ma proprio attraverso progetti parziali come questo è possibile portare avanti percorsi di critica radicale e contenuti che sappiano e vogliano andare a fondo nelle origini dei problemi.
Proprio attraverso lotte che hanno individuato dei punti deboli negli sfruttatori e che riescono a creare risultati effettivi possiamo trovare la motivazione per ribadire la necessità di un’analisi radicale, che riesca quindi ad andare oltre il risultato specifico, ma che attraverso esso sappia costruire nuovi percorsi verso la liberazione, sia essa animale, umana, o della terra.
Pensiamo inoltre sia impossibile immaginare la lotta per la liberazione animale senza comprenderne la profonda connessione con la lotta ecologista radicale, senza considerare il fatto che lo sfruttamento degli animali all’interno della società nelle sue forme più esplicite ed evidenti (industria della ricerca, della pelle e delle pellicce, dei prodotti alimentari di origine animale, dell’intrattenimento con animali) non sia che una parte dell’attacco in corso contro il vivente da parte della società capitalista civilizzata.
Ci troviamo a vivere in un momento storico in cui l’industrializzazione ha devastato larga parte del pianeta, in cui i procedimenti di estrazione delle risorse energetiche necessarie al mantenimento del livello dei consumi attuale ha avvelenato irreversibilmente interi ecosistemi neutralizzando ogni forma di vita al loro interno (pensiamo al rilascio di petrolio da parte della multinazionale BP al largo del Golfo del Messico, o all’esplosione della centrale nucleare di Fukushima in Giappone, per citare due esempi recenti).
Il numero di animali che come conseguenza diretta o indiretta di questi processi sono morti, hanno sofferto, o neanche mai nasceranno è incalcolabile. Il numero di specie che a causa dell’espansione della popolazione umana con la progressiva urbanizzazione, dell’inquinamento, della caccia e della pesca, della deforestazione sparisce per sempre è stimato intorno alle 30.000 ogni anno, il numero più alto conosciuto nel corso della storia biologica.
Sembra ovvio comprendere come queste ‘due lotte’ in realtà non possano essere considerate separatamente.
Sembrerebbe superfluo precisarlo, ma considerata la tendenza recente di certi soggetti a prendere parte alle iniziative antispeciste o ecologiste sentiamo di ribadire, ora e subito, che in nessun caso potremmo tollerare di condividere momenti di piazza, di dibattito o confronto con chiunque nutra simpatia, affinità o semplice indifferenza verso “idee” fascistoidi, razziste, sessiste, transfobiche o omofobe.
Ci interessa inoltre fare in modo che questa lotta non tenda ad essere esclusivamente ‘virtuale’: questo sito ha lo scopo di offrire una piattaforma sulla quale pubblicare aggiornamenti sulla campagna, di lanciare proteste ed appuntamenti, di dare la possibilità di mettersi in contatto tra gruppi e realtà diverse, ed anche di condividere testi di analisi e critica, ma ci piacerebbe che la lotta per la liberazione animale tornasse ad essere una lotta che vive di praticità, di momenti di protesta e rabbia ed anche di occasioni per incontrarsi e dibattere, per conoscersi di persona.
Per questo non utilizzeremo strumenti come i social network, a cui ormai troppo spesso viene delegata ogni funzione comunicativa.
Per la liberazione animale, umana e della terra,
Campagna Senza Ritorno