Da Harry Harlow a Stephen Suomi: 70 anni di torture sui primati negli Stati Uniti

Negli anni 1950, ’60 e ’70 lo psicologo statunitense Harry Harlow (1905-1981) diventò famoso per degli atroci esperimenti sull’affettività, la separazione materna, l’isolamento sociale e la dipendenza condotti su delle scimmie rhesus.

harlowSubito dopo aver conseguito il dottorato, Harlow iniziò ad insegnare all’Università del Wisconsin a Madison, dove non riuscì a convincere il Dipartimento di Psicologia a fornirgli un laboratorio adeguato per avviare i suoi esperimenti. Il professore allora acquistò un edificio non lontano dall’Università, che con l’aiuto dei suoi studenti trasformò in uno dei primi laboratori del mondo specializzato sui primati.

Sotto la direzione di Harlow, il laboratorio diventò uno dei centri di punta della ricerca su questi animali, dove una quarantina di studenti in seguito conseguì il dottorato di ricerca.

Durante la sua carriera Harlow ricevette numerosi premi e riconoscimenti, tra cui la Medaglia Nazionale della Scienza nel 1967 e la medaglia d’oro della Fondazione Americana di Psicologia nel 1973, di cui fu il presidente tra il 1958 e 1959. Inoltre, negli anni ’50 collaborò con l’esercito degli Stati Uniti nel dipartimento della ricerca sulle risorse umane.

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Nei suoi esperimenti Harlow separò i piccoli appena nati dalle loro madri, sostituendole con delle “madri surrogate” fatte di legno e fil di ferro, tenendo alcuni piccoli di macaco traumatizzati in isolamento in minuscole scatole di metallo per periodi di tempo lunghi fino ad un anno.

Osservando che le atroci condizioni e torture a cui erano sottoposti i cuccioli di macaco provocavano traumi psicologici intensi e duraturi, Harlow decise di ampliare il suo progetto di studio.

Harlow e Stephen Suomi, all’epoca un suo studente, crearono quello che chiamarono “il pozzo delle disperazione, una minuscola gabbia di metallo priva di luce inventata al fine di isolare i macachi dal mondo esterno. Dopo pochi giorni, i macachi imprigionati nella scatola impazzivano, grattandosi, dondolandosi in modo compulsivo, mordendosi e strappandosi il pelo.

imagesQuando i macachi venivano tolti da queste celle di isolamento, erano troppo traumatizzati per interagire con i loro simili, ed alcuni erano talmente traumatizzati e depressi che si lasciavano morire di fame. Per scoprire quello che sarebbe successo nel caso in cui alcune di queste scimmie traumatizzate avessero partorito dei piccoli, Suomi ed Harlow crearono quella che chiamarono la rape rack”, la griglia dello stupro, un oggetto usato per immobilizzare le femmine di macaco nella posizione dell’accoppiamento al fine di ingravidarle, visto che ai tempi non esisteva ancora l’inseminazione artificiale.

In un secondo momento, gli scienziati visionavano le immagini delle madri sottoposte a questi esperimenti mentre erano intente a picchiare, ferire ed uccidere i propri cuccioli dalla disperazione.

Di fronte alle critiche mosse ai suoi esperimenti Harlow un giorno affermò:

L’unica cosa che mi interessa è se una scimmia mi fornirà qualcosa che potrò pubblicare. Non provo nessun amore per loro. Non mi piacciono molto gli animali. Non mi piacciono i gatti. Odio i cani. Come ti possono piacere le scimmie?”

Harlow è morto nel 1981 diventando uno dei vivisettori più tristemente famosi, ma un altro ricercatore, Stephen Suomi, suo protetto negli anni ’60-’70, ha continuato a svolgere esperimenti sulla deprivazione materna e sulla depressione nei piccoli di macaco per oltre 30 anni, in un laboratorio dell’Istituto Nazionale della Sanità (National Institute of Health – NIH) a Poolesville, nel Maryland.

Nel settembre del 2014 l’associazione animalista Peta ha pubblicato dei documenti, centinaia di fotografie, e oltre 500 ore di riprese video relative a degli esperimenti di psicologia condotti da Suomi.

Ogni anno, tra i 40 e 60 macachi vengono fatti nascere nei laboratori del NIH. Metà dei macachi che nascono ogni anno vengono separati dalle madri per sempre dopo poche ore dalla nascita.

Come già succedeva decenni fa, ad alcuni cuccioli vengono date delle “madri surrogate”, ossia una bottiglia ricoperta di stoffa.

Come già succedeva a seguito dei primi esperimenti di Harlow e Suomi, ci sono maggiori probabilità che questi cuccioli senza madre soffriranno di gravi forme di ansia, aggressività, depressione, diarrea, perdita del pelo e altre malattie fisiche e disturbi psicologici, e che avranno comportamenti auto-lesionisti iniziando a mordere se stessi e a strapparsi il pelo.

Baby-Monkey-with-Cloth-and-Bottle1Le immagini ottenute dalla Peta parlano da sole e mostrano tutta l’atrocità di questi esperimenti.

  • Dei macachi neonati confusi e sconvolti vengono separati dalle proprie madri e immobilizzati dai ricercatori, e le loro teste vengono strattonate da una parte all’altra per vedere quale posizione preferiscono.
  • Una madre che è stata sedata, con i capezzoli coperti da del nastro adesivo, viene posta su una sedia in una gabbia assieme ad un suo piccolo. I cuccioli terrorizzati urlano e piangono, aggrappandosi e strattonando le loro madri, che non rispondono. In almeno un caso, si possono sentire i ricercatori che ridono quando una madre tenta di rimanere sveglia per confortare il proprio piccolo sconvolto.
  • In alcune occasioni, i ricercatori mettono un serpente elettronico nella gabbia dei cuccioli. I macachi hanno un’innata paura dei rettili.
  • Dei neonati vengono rinchiusi in minuscole gabbie di rete metallica e posizionati in “camere dello spavento” (startle chambers). Poi i ricercatori li spaventano apposta con forti rumori, e i macachi piangono e tentano in vano di nascondersi o fuggire.
  • I cuccioli di macaco vengono messi da soli in una piccola gabbia e vengono ripetutamente e deliberatamente spaventati dalla presenza minacciosa di un umano. I macachi piangono, si nascondono, e grattano il retro della gabbia spaventati.

Questi sono solo alcuni scorci sull’esistenza degli individui imprigionati nel laboratorio di Poolesville del National Institute of Health.

Quando crescono, i cuccioli di macaco vengono spostati da un laboratorio dell’NIH all’altro, e sottoposti ad anni di esperimenti. Alcuni di questi macachi hanno dei congegni inseriti nel cranio in modo che i ricercatori possano iniettare diversi tipi di psicofarmaci già in uso tra gli umani, come il Prozac, nel cervello.

Ad altri giovani macachi vengono iniettate grosse dosi di etanolo, per renderli dipendenti all’alcol, provocando un aumento di ansia, aggressività e depressione. Altri macachi ancora vengono venduti alla Wake Forest University, dove vengono sottoposti ad altri esperimenti sulla dipendenza all’alcol.

La maggior parte dei macachi vengono uccisi e dissezionati prima dell’ottavo anno di vita.

Baby-Monkey-Held-by-Experimenter1Oggi come ieri, come testimoniano le immagini di questi esperimenti, la vivisezione rimane una delle forme più estreme di dominio e sfruttamento della scienza sugli animali non umani.

L’esempio di questi esperimenti fornirebbero molti spunti di riflessione: dalla critica alla psichiatria e al concetto stesso di “malattia mentale” alla riflessione sulla visione del mondo meccanicista e dualista della scienza, dalle connessioni tra specismo e sessismo (vedi l’invenzione del “rape rack”) a nuove idee per portare avanti una lotta antivivisezionista in modo radicale.

Per concludere, se da una parte le immagini e le informazioni relative a questi esperimenti diffuse dalla Peta possono ritenersi molto interessanti per chiunque sia interessatx al mondo della vivisezione, è utile ricordare che questa associazione mainstream porta avanti campagne sessiste, grasso fobiche, razziste e imperialiste che nulla hanno a che fare con una lotta per la liberazione animale intesa come tassello di un’unica lotta contro ogni forma di oppressione e gerarchia.

 Video dell’investigazione sugli esperimenti condotti nel laboratorio del NIH visionabile a questo LINK

Fonti: wikipedia.org, investigations.peta.org